«Uomini miei diletti, vi scrivo...»
Storie di una Bologna a luci rosse

Il seguente articolo/intervista di Benedetta Cucci è apparso sul Resto Del Carlino di Bologna domenica 6 maggio 2007, in un articolo dal titolo «Uomini miei diletti, vi scrivo...» - Storie di una Bologna a luci rosse. Per scaricare l'articolo originale in formato pdf cliccare qui


GISY SCERMAN ha 28 anni. E’ nata a Vicenza ma a 17 anni l’ha lasciata per venire ad abitare a Bologna. Ora vive a Reggio Emilia, ha un lavoro come modella all’accademia di Belle Arti di Bologna e da poco è uscito il suo secondo libro La ragazza definitiva (edito da Castelvecchi), un romanzo scritto attraverso episodi della sua vita e delle vite atrui. Una storia di iniziazione all’amore e alla vita dalle accese tonalità erotiche ma anche nichiliste. Una narrazione, dove il corpo è come una pagina bianca, su cui costruire uno stile narrativo. E dove la rabbia scalpita in ogni frase in compagnia dell’ironia e della nostalgia.

SEMPRE PIÙ SPESSO la scrittura contemporanea nasce da esperienze autobiografiche. Può essere un’arma di rivolta ma anche una terapia di auto-aiuto per salvarsi dal mondo. Scerman,che ha esordito nel mondo dei libri con un saggio su Piero Ciampi,è alla ricerca di una personale modalità espressiva e per questo è sempre in cammino. Non si ferma. La scrittrice, che per la sua età dimostra un vissuto pieno di cicatrici, anche se il suo approccio alla vita è reattivo, non ama certamente i luoghi comuni, quelli soprattutto in cui cercano continuamente di relegarla. E confessa la difficoltà esistenziale di una donna bella, perché sa di esserlo, ma anche colta, “smart”, come si direbbe all’inglese e talentuosa, er cui unvero posto nella nostra società continua a non esserci. Figuriamoci poi se possiede anche uno spiccato senso dell’ironia. Sarà una sicura “svuotapista”.


Scerman, scrivere di sesso, oggi, aiuta a farsi pubblicare?

Il sesso è un’arma a doppio taglio. Incuriosisce ma rende tutto deteriore.

Nel suo romanzo se ne parla molto: ma sono tutte esperienze autobiografiche o di fantasia?

Il mio libro è sul sesso perché il sesso è un ottimo canale per capire i meccanismi della società e mettere le persone a nudo. La gente tende invece ad allontanare le tematiche della morte e della malattia. Essendo un romanzo autobiografico, conimmissioni di storie che mi sono state raccontate, a volte c’è tristezza in questa sessualità e inoltre c’è molta nostalgia, che è un sentimento capace di arricchire il presente. Questo libro l’ho scritto per vari motivi, uno è la morte di un caro amico.

Mi sembra di capire che ce ne siano molti altri…

Effettivamente ho scritto questo libro in due mesi con dentro la rabbia per una proposta oscena che avevo ricevuto a un premio letterario da uno degli organizzatori. Essere trattata così, a priori, come fosse una cosa scontata... Quindi ci sono rabbia, nostalgia, amore che ti muovono perché vuoi rendere tutto pubblico. Vuoi stare meglio e quindi scrivi. Tutto quello che mi succede nella vita alla fine è materiale prezioso da rielaborare.

Chi è “la ragazza definitiva” del titolo?

E’ la ragazza che viene sempre illusa. Quella a cui tutti gli uomini dicono sempre “sei tu quella definitiva” per portarla a letto. Almeno nell’ambiente fotografico (dove lavoro anche come modella fetish, mondo di cui mi piace l’immaginario ma non la pratica) sono più espliciti, vanno diretti alla richiesta. Eh sì, tante volte sono stata la ragazza definitiva.

E’stato facile trovare un editore per questo suo primo romanzo?

Ho rifiutato Mondadori perchè volevano fare di me la nuova Melissa P., che per altro rispetto molto. Poi ho avuto la sensazione che non abbiano colto il vero senso di nostalgia e di solitudine che accompagna la protagonista. C’era il rischio di essere rappresentati solo per le esperienze più forti, cosa tra l’altro non nuova.



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