Intervista a Carolina Cutolo
Pornoromantica: un successo editoriale, oltre 30.000 copie vendute in 5 mesi – Carolina Cutolo ci racconta come un blog nato quasi per caso – diventi carta; che canta, eccome !
Il tuo blog seguitissimo dal quale è nato poi il libro, quando è come ti venuto in mente di idearlo in relazione ai temi della sessualità?
Nel giugno 2003 ho aperto il blog, e l’ho intitolato “pornoromantica” perché mi ero appena inventata questa parola per dire al mio amore di allora come mi faceva sentire! Ma non pensavo a dei contenuti erotici, era solo una parola che mi rappresentava. Per cui ci ho intitolato il blog e ho iniziato a scriverci su parlando del più e del meno. Poi un giorno, dopo una splendida chiacchiarata con una vecchia amica, in cui ci siamo raccontate ridendo come matte come avevamo scoperto la masturbazione, ho deciso di raccontare anche sul blog questa mia prima volta, e ne ho parlato scherzandoci su ma anche in qualche modo riconferendo dignità a questa pratica così ingiustamente bistrattata dall’opinione comune! Fatto sta che sono seguiti tantissimi commenti dei lettori e delle lettrici in cui, proseguendo nei toni leggeri e scherzosi del blog, mi raccontavano la loro prima volta. Insomma un successone! A quel punto, visto che pure il titolo era perfetto, ho deciso di concentrarmi sul sesso visto da un punto d’osservazione romantico e disincantato allo stesso tempo, e ho cominciato a scrivere sul blog di questi temi.
Quali sono gli argomenti più visitati?
Devo dire che fino ad oggi gli argomenti che hanno riscontrato maggior successo, anche a giudicare dal numero considerevole di commenti dei lettori, sono il sesso orale (tutti a declamare finalmente le virtù di questa meravigliosa pratica) e il sesso anale (probabilmente l’argomento che ha provocato invece più controversie), ma anche la questione masturbazione e sex toys torna abbastanza spesso.
Tu ti sei sentita in grado di dare dei consigli pratici, per migliorare il fare e il vivere il sesso. Questo sicurezza è data dalle tue esperienze personali , da altri consigli riportati…o come?
In verità non ho mai cercato di dare consigli incattedrandomi da esperta. Quello che mi è stato a cuore fin dal primo momento è stato condividere con altri la gioia della mia personale scoperta che vivere la sessualità con un approccio più leggero, curioso, allegro può portare un valore aggiunto inimmaginabile alla propria vita sessuale. La mia esperienza, come quella della protagonista del libro, non è quella di una mangiatrice di uomini che ne ha visto di tutti i colori (e dimensioni), ma di una ragazza qualsiasi con una vita sessuale attiva ma abbastanza comune. Quindi i consigli pratici riguardano non tanto le singole tecniche, ma un approccio nell’avvicinarsi al sesso che sia il più possibile libero da pregiudizi, luoghi comuni e tabù.
Come hai pensato di organizzare il libro, rispetto il blog?
All’inizio avevo fatto un copia incolla del blog e l’avevo messo insieme per proporlo alle case editrici, poi Mario Desiati, uno scrittore anche lui che mi aveva scritto tramite il blog, lo lesse e mi consigliò di inventarmi un espediente narrativo per raccontare una storia, ma recuperando e inserendo in maniera funzionale al racconto gli scritti migliori del blog. E così un pomeriggio che prendevo il sole a Capocotta, sul litorale romano, mi è venuta in mente questa idea assurda del corso di sesso e amore per corrispondenza, che poi è diventata la cornice in cui inserire la protagonista, gli altri personaggi e la storia tutta. Tutta colpa di Capocotta.
Ti sei sentita libera di lavorarci come meglio credevi, o in qualche modo, hai dovuto trovare dei compromessi editoriali per la realizzazione del libro?
Prima di essere contattata da Fazi avevo già fatto questo lavoro di editing con Desiati, quindi dopo la firma del contratto con la casa editrice ho lavorato alla storia e al testo sulla base di un progetto già impostato e sono andata abbastanza diritta allo scopo. Il mio editor di Fazi, Massimiliano Governi (anche lui uno scrittore), mi ha aiutato ad eliminare o a cambiare alcune parole o frasi brevi che effettivamente erano ridondanti o troppo arcaiche (ho un debole per l’arcaismo e a volte mi scappa la mano) ma, a parte questi preziosi seppur piccoli suggerimenti, da parte della casa editrice non c’è stato alcun tipo di pressione sul testo, anzi! Sarei stata io a voler ricevere più indicazioni visto che ero al primo libro e quindi assolutamente inesperta! Governi però era molto convinto del mio lavoro e questo mi incoraggiava molto.
Il tuo pubblico è piuttosto giovane, o trovi anche persone piuttosto in là con gli anni che ti seguono? E se sì, trovi molta differenza tra questi e quelli più giovani nel porsi davanti la sessualità?
Mi sono fatta un’idea di chi mi legge osservano le persone che si mettono in contatto con me tramite il blog (ancora moltissime) e quelle che vengono alle presentazioni del libro, che ho portato e sto ancora portando in giro per le librerie di tutta Italia. La maggior parte dei lettori secondo me è collocabile tra i 20 e i 35 anni. Ma ci sono anche molte adolescenti (sotto i 20 anni prevale il genere femminile) che mi chiedono tenerissimi consigli sul primo bacio come sull’uso del preservativo. E mi scrivono anche uomini sopra i 40, raccontandomi delle loro avventure e divertendosi a condirle di particolari.
Le persona a te vicine, come hanno preso l’uscita del libro…? Se l’aspettavano o ne son rimasti sorpresi? Tu immaginavi avrebbero reagito così?
Gli amici cari lo sapevano, un paio di loro, Federica e Paolo, sono stati indispensabili perché sono stati i primi lettori fidati a darmi un parere su quello che scrivevo, ancora fresco di stampante. Per i miei genitori invece è stata una bella sorpresa... E non solo sono ancora vivi e in salute, ma sono pure fieri di me. Mia mamma ha una cartellina piena di ritagli (che tenerezza!) e mio padre è stato talmente orgoglioso di me dal primo momento, prima ancora che le case editrici si interessassero a conferire maggiore dignità ai miei scritti, che è finito col far parte del romanzo attraverso un personaggio molto importante nel libro, il padre della protagonista. Ma un’altra reazione che temevo molto per quando fosse uscito il libro era quella dei miei vicini di casa. Faccio molta vita di quartiere, di panchina, di edicola, di alimentari all’angolo che ti frega sempre qualche centesimo nel resto, e quindi ero un po’ terrorizzata dalla reazione che potevano avere i miei vicini di casa scoprendo che la brava ragazza della porta accanto scrive tante allegre porcherie. E invece l’edicolante mi ha rimproverata perché ha saputo da altri che ho scritto un libro, la figlia dei vicini, che è sposata e ha un figlio, mi ha chiesto la dedica sul libro e le molte vecchiette del mio palazzo (che mi trattano da sempre come la nipotina di tutti) non ne hanno saputo nulla e va BENISSIMO così.
Hai trovato qualche rivalità nell’ambiente editoriale, o senti di essere stata accolta bene?
Mi avevano contattata altre case editrici, tra le più importanti, ma sono ancora molto felice della scelta di pubblicare con Fazi che ha creduto molto nel mio libro, l’ufficio stampa ha fatto un lavoro incredibile, e ho scoperto quanto la distribuzione e la promozione siano più importanti della pubblicazione in sé, che può avvenire senza che nessuno se ne accorga. Quanto a rivalità credo di essere stata fortunata perché immagino esista in ambito editoriale come in tutti gli ambienti lavorativi, ed io non ne ho ancora incontrata. Penso anche a me e te, siamo uscite quasi in contemporanea, io con Pornoromantica e tu con La ragazza definitiva, ci siamo incontrate alle Invasioni Barbariche ed è scattata, innanzitutto, la solidarietà da panico delle telecamere! Ti ricordi? In seguito ho seguito sui giornali (bella l’intervista a Vanity Fair!) e in tv il tuo percorso, sentendoti come una specie di compagna d’avventura, anche perché esattamente come me ti trovavi a promuovere un libro scritto da una donna che parla di sesso, con tutte le difficoltà che come ben sai la cosa comporta. A volte mi è capitato che qualcuno facesse riferimento a te definendoti la mia diretta “concorrente”, ma io non l’ho mai vista in questi termini, anche perché abbiamo scritto due libri molto diversi, e anzi secondo me proprio il fatto di venire associate spesso faceva gioco a entrambe: per nominare l’una si nominava magari anche l’altra. Per concludere: se in questi mesi di promozione di Pornoromantica ci sono state tensioni legate alla rivalità non me ne sono accorta, e allora forse è anche meglio così.
Difatti questo è un pensiero degli altri, pure io mi dire questa cosa del rivale, e poi ognuno rappresenta se stesso no ? La più grande soddisfazione che ti ha dato questo libro…
La prima è stata senz’altro sentire di avercela fatta a realizzare qualcosa di mio che fosse riconosciuto come “esistente” anche nel mondo esterno. Amato o criticato questo libro per me rappresenta l’essere riuscita a mettere in circolo nel mondo qualcosa di mio, come un seme. Ora è tempo di coltivare, e magari di piantare altri semi visto che ho scoperto che non sono negata per il giardinaggio in un mondo di giardinieri.
Perché si devono sempre screditare i libri scritti da donne che fanno riferimento al sesso - nonostante come si vede bene dal tuo caso . si trasformano volentieri in successi editoriali?
Non lo so. Credo che i libri che vendono bene e si fanno notare all’attenzione dei media e del pubblico suscitino nell’italiano medio una specie di necessità di supponenza pop, di avere un’opinione precisa, di giudicare, nonostante magari il tutto non sia neanche basato sulla lettura diretta del libro di cui si parla. I libri che parlano di sesso creano discussioni maggiori perché il sesso è un argomento universale più di altri, potenzialmente coinvolge tutti. Detto questo, se il libro in questione è anche scritto da una donna, essendo questa il parafulmine per eccellenza della repressione tradizionale e religiosa di una sessualità libera da pregiudizi e vissuta con curiosità e gioia, allora non mi stupisce che dal giudizio del libro si passi con facilità al giudizio arbitrario della persona. È una specie di inquisizione soft, si mette la strega su un rogo d’opinione atto a distruggerne ingiustamente le idee perché non si diffondano, per conservare lo status quo. Per fortuna oggi è solo una metafora, ma non bisogna correre l’errore di sottovalutarne il potere di sopraffazione.
Una tua fantasia erotica?
Una notte di sesso a tre con due uomini che non si schifino di toccarsi l’un l’altro e dei quali nessuno dei due è un mio partner fisso.
C’è chi dice (visto in internet), “non ho bisogno di suggerimenti per sapere come si fa il pompino migliore ecc” - dando degli attacchi appunto al fatto di proporre un manuale, come se ci fosse un unico modo di fare un meglio - riguardo un’esperienza. Cosa risponderesti a quelle persone che si pongono così verso di te?
Pornoromantica si apre con la citazione di una frase di Alexander Lowen: “I libri su come fare all’amore e sul come essere felici farebbero ridere se la situazione sessuale fosse meno disperata”. Il libro, tra le altre cose, vuole essere una presa in giro di una certa manualistica americana che pretende di insegnarti ogni sfumatura di una realtà che si può conoscere solo vivendola. Naturale quindi che qualcuno a una prima occhiata possa pensare che si tratta dell’ennesimo manuale dell’esperto. Ma come ti dicevo la protagonista non è un’esperta e il libro è pieno di satira proprio sui luoghi comuni della sessualità. Ma non mi preoccupo di questo pregiudizio perché confido nel passaparola. Moltissimi mi scrivono di aver letto il mio libro perché gli era stato regalato e di aver sciolto le riserve dopo poche pagine. Poi per carità, può pure non piacere, ma non si tratta davvero di un manuale per scopare bene, perché una cosa che la protagonista ribadisce più volte è proprio che non ci sono regole né tecniche sicure e valide in ogni occasione, e il bello è proprio questo!
Senti che questo libro possa aver portato una svolta nella tua vita?
Sì, per lo meno per quanto riguarda la mia consapevolezza nello scrivere. Questo libro era un po’ un esperimento, anche per capire dalle reazioni dei lettori, e se riesco a raggiungere l’obiettivo che ho in mente quando scrivo: catturare, divertire, magari far riflettere anche se non necessariamente. Il libro oggi ha venduto circa 30mila copie, a soli cinque mesi dall’uscita e ancora adesso ogni giorno mi arrivano e-mail di lettori che mi dicono le loro impressioni, magari mi ringraziano o si congratulano ma magari mi suggeriscono anche cosa secondo loro poteva essere fatto meglio, un’attenzione di cui sono sempre molto grata. Dopo l’esperienza di quattro anni del blog come palestra di scrittura, continua ad essere molto importante per me il confronto coi lettori. Quindi direi che la svolta più concreta al momento sia al livello di stimoli nella scrittura, che mi spingano a migliorarmi, a non accontentarmi ma a cercare sempre nuove e alternative soluzioni per esprimere un concetto, per descrivere una scena, un’attività mentale che mi diverte moltissimo e anche un modo per sfogare la mia tendenza al cervellotico.
Quanto credi abbia inciso il tuo successo, nel fatto che tu sia stata di sesso F ?
Credo che sia importante che le cose che la protagonista del libro dice e fa siano scritte da una donna. Non siamo abituati a una donna che parla in modo esplicito ma senza essere volgare, cioè semplicemente chiamando le cose col loro nome e senza averne pudore perché si tratta di cose estremamente naturali e meravigliose. Io credo che la forza del libro, in questo paese in cui si fa ma non si dice, sia proprio il candore e la leggerezza con cui la protagonista del libro affronta queste tematiche così delicate che invece il più delle volte vengono trattate con pudicizia/ipocrisia o, all’estremo opposto, con luoghi comuni volgari. Basta pensare a quanto siamo assuefatti al fatto che un uomo faccia allusioni più o meno esplicite al sesso, e quanto ancora si crei il gelo (o un pregiudizio di ninfomania) intorno a una donna che si concede un commento o una battuta a sfondo sessuale.
Quali sono le preoccupazioni maggiori che i tuoi lettori dimostravano riguardo la sessualità, e perché secondo te?
Devo dire che la stragrande maggioranza di chi si mette in contatto con me è già di partenza una persona curiosa e capace di mettersi in discussione, cioè di farsi domande e non dare per scontata la proprio sessualità. Questo è già molto, e svela l’esistenza di un’Italia tutt’altro che bigotta e inconsapevole. Mi chiedono consigli sentimentali su come uscire da una situazione intricata, su come suscitare curiosità sessuale in un partner bloccato su una pratica che invece chi mi scrive sogna di condividere con la sua dolce metà, su come fare colpo (!!) su una persona e via dicendo. Io rispondo sempre chiarendo che non sono una sessuologa né un’esperta, provo a dire cosa farei al loro posto, se ne ho uno racconto un episodio della mia vita relativo alla questione di cui mi si chiede e consiglio sempre di sentire più pareri possibile e poi decidere con la propria testa.
Dai numerosi contatti che hai ricevuto, puoi dire che sia un problema più il sesso o i sentimenti?
Non separo le due cose, secondo me la sessualità è (o almeno dovrebbe essere, come dice Alexander Lowen) un’espressione delle nostre emozioni. Quindi se per esempio un ragazzo mi scrive che ha problemi con la sua partner perché lei vuole fare sesso solo a luce spenta, non credo si possa prescindere dal loro rapporto emotivo e quotidiano, da cosa sono l’uno per l’altra, da come si incastrano i loro tabù, i loro demoni. Ma anche se il problema nella coppia nasce dal problema di uno solo dei due, è sempre nella persona intera che bisogna guardare, e non nei compartimenti stagni che sembrano facilitare la ricerca della soluzione ma in realtà la allontanano. Credo profondamente nel legame tra corpo e mente, tra stomaco e cervello.
A tuo parere quanto il sesso conta nella stabilità di una copia? Esistono poi di fatto queste “coppie bianche” ...
Beh, se mi parli di “stabilità” non credo che il sesso sia ai primi posti. Credo che sia in ogni caso importante nella relazione e nella comunicazione tra due persone che si amano, ma credo anche che quando si decide di costruire un cammino insieme e magari costruire una famiglia sul proprio amore, quindi un impegno enorme e pieno di responsabilità, subentrino altri valori, come la capacità di sostenersi a vicenda, di comprendersi, di sdrammatizzare, di affrontare le difficoltà insieme anziché ciascuno per suo proprio conto. Le coppie bianche però non le capisco. Come non capisco per esempio l’obbligo di castità nel clero cattolico. So che l’astinenza sessuale in ambito religioso anticamente era legata alla meditazione, come il digiuno, una questione di volontà atta a temprare l’individuo nel suo percorso ascetico. Questo posso comprenderlo, ma non ammetto l’imposizione o il disprezzo per chi non condivide il percorso di chi si astiene dal sesso. Secondo me la castità nel clero dovrebbe essere facoltativa. Per quanto riguarda le coppie bianche non sono ancora riuscita a trovare elementi che mi facciano comprendere l’utilità di eliminare a priori la comunicazione sessuale in una coppia di persone che si amano.
Qualche confessione bizzarra?
Qualche? In quattro anni di blog ne ho lette di tutti i colori! Moltissimi per esempio mi scrivono raccontandomi una loro perversione senza chiedermi alcunché ma per il semplice gusto di comunicare e confrontarsi con qualcuno da cui evidentemente (e menomale!) non si sentono giudicati. Ma sono così tante che non me ne viene in mente una in particolare, anche perché dopo tutto questo tempo a confrontarmi a mia volta e a discutere delle più disparate questioni della sessualità non è così facile distinguere una cosa perché più bizzarra di un’altra!
Dici che il tuo libro è stato accolto bene da entrambi i sessi, però se c’è stata qualche critica è stata prevalentemente da parte degli uomini, il che sembra contradditorio, visto che sono quelli che seguono di più. Secondo te può essere perché da ancora fastidio una donna che parla di sesso; nel senso dà l’idea di una donna più autonoma e quindi più indipendente, questa forma di attacco è in parte una debolezza, una loro paura del confronto…cosa ne pensi?
Sono d’accordo con quello che dici, credo che molti uomini abbiano paura di una donna che non si comporta secondo le regole di ruolo ma è imprevedibile, perché è difficile da gestire. Però poi alla fine è proprio questo tipo di donna che li attira, perché non c’è niente di più intrigante di qualcuno che agisce in modo misterioso e imprevedibile. Il problema è che l’uomo si è letteralmente (e per secoli) seduto su un ruolo preconfezionato, quello del maschio che tiene le redini della donna che si lascia guidare, istruire (“Caro, non ho capito una cosa: ma quando è che la palla va in fuori gioco?... Oh, grazie mio intelligentissimo signore e padrone!”). La buona notizia è che molte donne sono stanche di recitare e si tirano fuori da questa gabbia comportamentale, la brutta notizia invece è che molti uomini purtroppo, invece che liberarsi anche loro e partecipare al sublime gioco dell’imprevisto, dell’improvvisato e della magia unica e irripetibile di un incontro, ancora si sforzano affannosamente (e inutilmente) di trovare un nuovo ruolo, una nuova maschera che si adatti alla nuova situazione. Per fortuna è impossibile che uno schema si applichi a chi gli schemi li sfugge, possiamo solo augurarci che sempre più uomini e donne abbandonino le false certezze di ruolo e comincino a viversi il sesso volando senza ali e senza rete come cantava De Gregori.
Dici spesso “la cosa migliore è una sposa porca” e se io dicessi; in qualsiasi caso è meglio un’amante porca…spesso molti uomini vogliono le porche, ma se è la loro compagna ad esserlo, un po’ va meno bene…cosa ne pensi?
Questa “falsa divisione fra puttane e spose” (dopo la citazione colta del principe De Gregori mi concederai di citare Jovanotti) è purtroppo un premiato luogo comune che serpeggia nelle relazioni sentimentali e/o sessuali di uomini e donne. Penso chiaramente che bisogna metterla al bando quanto prima perché si tratta forse di uno dei luoghi comuni più ipocriti e deleteri che la società abbia prodotto.
Gli uomini son davvero più sessuofili delle donne, o credi che sia un luogo comune un po’ da sfatare?
Credo che gli uomini e le donne, tendenzialmente, abbiano solo un tipo di erotismo molto diverso. Molto dipende dalla cultura, certo, ma c’è anche una grossa componente legata al corpo. Non credo che gli uomini siano più sessuofili, ma solo che la loro sessuofilia sia più evidente, come i loro organi sessuali se mi passi lo psicologismo peraltro sempre valido. Quando i maschietti prendono in giro noi donne dicendo che nei film porno cerchiamo sempre di seguire la trama, fanno centro su una questione essenziale: noi donne siamo eccitate meno degli uomini da qualcosa di esterno, da qualcosa che vediamo, ma ci turba molto di più una storia intrigante, un intreccio mozzafiato. Quindi niente di strano se le donne, che hanno ben altri gusti sessuali, consumano il porno in misura decisamente inferiore agli uomini, ai quali principalmente il mercato del porno è oggi indirizzato. Tu ti ritieni sussuofila? Cosa rappresenta il sesso per te? (ho accorpato queste due domande) Il sesso mi piace, è una cosa bellissima, una grande fortuna, un dono di natura! Un modo per entrare in contatto con sé stessi e con coloro con cui scatta questa scintilla, insomma: una delle più belle invenzioni della vita. Se pensare e vivere questo significa essere sessuofili allora lo sono.
Trovi ancora molto moralismo riguardo alla libertà sessuale?
Durante gli anni di blog, le presentazioni del libro in giro per l’Italia, ho scoperto come ti dicevo l’esistenza di un’Italia nascosta ma tutt’altro che bigotta, e che anzi vive il sesso in modo sano, felice, nonostante tutti gli inevitabili ostacoli quotidiani e non. Quindi sono senz’altro ottimista, era chiaro che in un paese dove si fa ma non si dice nascessero anche delle coscienze magari nascoste ma critiche, e capaci di cercare la propria unica via per la felicità scavalcando le imposizioni della tradizione, della religione e del pensiero comune. Ma c’è ancora molta strada da fare, io credo che lo Stato, che finora se ne è lavato le mani, dovrebbe assumersi le sue responsabilità e far rientrare tra le materie della scuola dell’obbligo anche una sorta di educazione civica sessuale e sentimentale.
Dato che sei amica con Franco Trentalance, attore pornografico, e credo tu abbia avuto modo di scambiare qualche chiacchiera sull’argomento, cosa ne pensi della pornografia? E del porno come lavoro?
Attraverso Franco ho scoperto che il mondo del porno è un ambiente lavorativo come un altro, con i suoi professionismi, la sua etica, i suoi aspetti esilaranti, le sue fatiche, i suoi mascalzoni e le sue vittime. Quindi del porno come lavoro penso che sia un lavoro come un altro in cui magari però è più necessaria una sorta di vocazione, che non si può imparare seguendo un corso. Della pornografia in generale penso quello che ti dicevo prima, è troppo indirizzata a un pubblico maschile e questo crea distorsione. Faccio un esempio: si sa che moltissimi adolescenti maschi fanno uso di materiale pornografico, purtroppo essendo questo materiale concepito solo per appagare le esigenze visive del maschio, proponendo una pantomima dei rapporti sessuali tra uomo e donna troppo sbilanciata a favore del maschio. Per questo per esempio la protagonista del mio libro fa un appello improbabile allo Stato Italiano perché finanzi e/o incentivi la produzione di film pornografici trasversali al genere di appartenenza dello spettatore perché considerati di interesse formativo e culturale nazionale. Ah! Come ci manca il Partito Dell’Amore di questi tempi!
Tu te la sentiresti mai di lavorarci?
Mai dire mai, ma il mio romanticismo (che resta profondo nonostante la svolta pornoromantica) mi porta a seguire l’emozione, a vivere la sessualità proprio come l’espressione delle mie emozioni, quindi non mi ci vedo a impormi di godere con l’attore di turno.
Dopo questo libro, credi che la scrittura potrebbe idealmente essere un’alternativa nel tuo futuro? Prossimi progetti?
Lo spero. E sto curando e coltivando questa speranza. Ora per esempio sto lavorando alla sceneggiatura di un albo a fumetti che uscirà a febbraio, ma la cui prima parte (ti do questa piccola anticipazione) verrà presentata il 2 novembre prossimo alla fiera del fumetto di Lucca. É un’esperienza fantastica scrivere immaginando anche visivamente, nelle singole vignette e nell’intera tavola, le cose che succedono nelle storie che racconti. Il fumetto mi dà una possibilità di espressione in più e la coordinazione tra immagine e testo fornisce spunti splendidi per l’uso dell’ironia.
Al di là del blog, hai un’idea se il pubblico che ha accolto il tuo libro sia di prevalenza maschile o femminile?
Veramente no, tra le email che mi arrivano da persone che hanno letto il mio libro ci sono davvero moltissimi uomini come moltissime donne.
Dopo questa pubblicazione hai avuto proposte per altri lavori in settore?
Ho scritto alcuni articoli e un racconto che è uscito a luglio in allegato con la rivista Grazia. Mi piacerebbe continuare la strada delle collaborazioni e nel frattempo magari scrivere un romanzo.
Almeno un libro che consiglieresti di leggere…
Tanti, ma se me ne chiedi uno su tutti Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Un mix perfetto tra romanticismo, avventura, grottesco e diabolico. Il libro dei libri, almeno per me.
Tre cose che vorresti esistessero e tre cose che esistono e vorresti levare…
Vorrei che esistessero in un mondo parallelo tutti i personaggi di tutti i romanzi mai scritti, la vita dopo la morte (magari in compagnia dei suddetti personaggi) e la possibilità di parlare con i morti attraverso i sogni. Vorrei che non esistessero gli eserciti, la pena di morte, i segreti di stato.
Una cosa che per te è un valore…
Non prendersi troppo sul serio.
Una cosa o una frase che vorresti dire a tutti…
Rispettate di più i camerieri e le persone che stanno lavorando mentre voi no.