“I dolori del giovane Paz” la biografia del disegnatore Andrea Pazienza raccontata attraverso le interviste; un libro a cura di Roberto Farina.
Roberto; noi ci siamo conosciuti tramite Francesco Coniglio io “innamorata di “PieroCiampi” e tu di “Andrea Pazienza” autore al quale hai dedicato il tuo ultimo libro “I dolori delgiovane Paz”. La domanda più scontata,quando e da dove nasce questa passione?
AL CE… ke-rumph, allatoilette, da ragazzino.
Assiso, nei frattempi, sfogliavole riviste di mio padre, infilate alla rinfusa nel raccoglitore chestava tra la carta igienica e lo scatizzolamerde. Un giorno, invece di Quattroruote saltò fuori una strana cosa con in copertina un disegno di due donne ignude appoggiate a due enormi falli colorati ?Rimasi basito. I contenuti erano ancora più scabrosi. Lemie visite al bagno si intensificarono. Non lo sapevo, ma mi ero appenascontrato con Andrea Pazienza e tutto il gruppo“Frigidaire”.
Una domanda un po’ cattivella; sicuramente Pazienza èun grande autore, e non ci piove; ma non mi sembra manchi materiale,cioè molti libri, omaggi, addirittura un film“Paz”… da cosa nascel’esigenza di un altro libro su di lui, non si trova già abbastanza in giro?
C’era il desiderio,tutto sommato, di dire la mia. E il desiderio è un’esigenza…
Cos’è che ti ha colpito in Pazienza, e quali dei suoi lavori in particolare?
Paz mi spaventò e mi commosse (…questa risposta gli sarebbe piaciuta molto). Tutti i suoi lavori avevano perme un sapore iniziatico. Francesco Stella…Aficionados… Zanardi… Il segno di una resa invincibile… evocano per me ore felici e inquietudini che non dimenticherò mai.
Cosa è rappresentato ieri e cosa rappresenta oggi Andrea Pazienza?
Come tutti gli artisti, rappresenta un’incognita: se stesso. Poi, essendo la creatività transitiva, rappresenta anche tutto ciò che aveva intorno quando è vissuto,cioè la generazione del ’77, il Movimento, il no-future punk, la disperazione, l’edonismo… e qui siamo già in un campo più definibile, storicizzabile, e infatti tutti non fanno altro che ripetere questa– seppur degna - tiritera. Me compreso.
Poi, con tutto il gruppo,rappresenta il colpo di coda della generazione cresciuta nei Settanta,un’avanguardia in fuga negli Ottanta. E ricordiamoci chequando un’avanguardia è in fuga, inrealtà è all’inseguimento delnemico… Purtroppo ha vinto il nemico. Ma non stravinto.
Un filoconduttore che lega tutte le interviste è il rapportodi Pazienza con le droghe…come se fossero queste a fare di Pazienza quello che è stato; si potrebbe immaginare un Andrea Pazienza “pulito” in questo senso?”
Pazè morto per overdose di eroina. Il fatto che non lo si siadetto per anni, e che ancora adesso lo si tenga defilato, denuncia lacattiva coscienza di uno Stato che non vuole fare i conti con le proprie colpe, e di una società in coma vigile.
Detto questo, non èl’eroina o le altre droghe che l’hanno fattoartista, ma il talento, la bravura tecnica, la sensibilità,la sincerità e il coraggio. Tutte qualità che, se raccolte in un uomo solo, gli creano la necessità di farearte.
Comunque, siamo al punto che seuno parla di droga fa quasi controinformazione… E’interessante riflettere sul perché certe notizie siano ancora scandalose.
Cosa fanno oggi i suoi personaggi, ne sai qualcosa?
Zanardi è ricercato per omicidio: un tizio, disperato perché la sua ragazza aveva un amante, lo ha pagato per ucciderla e smembrarla con una motosega. In seguito il cornutizio ha confessato agli inquirenti, e confermato al Maurizio Costanzo Show, che Zanardi ha voluto solo millelire per il delitto. Colas ha una piccola casa di produzione di film porno, nei quali spesso e volentieri è anche attore. Petrilli è insegnante di educazione fisica, e ogni tanto partecipa a qualche film dell’amico, opportunamente anonimizzato da una maschera – ma lo si riconosce sempre. L’investigatore senza nome dipinge acquerelli, e beve ogni sera con la gente del porto. Quale porto? Livorno. Pentothal ha un agriturismo vicino Siena, ma lo gestisce la moglie, e lui non fa praticamente un cazzo, gironzola col suo cane, borbotta frasé... Betty Curtiss è in galera per apologia di reato: ha incitato i suoi fans al pestaggio di un poliziotto, cosa che poi è avvenuta puntualmente, e ferocemente. Dice che quando uscirà andrà a Lampedusa a trovare Francesco Stella, sulla cui lapide è inciso “VivaBakunin”; gli ammiratori affluiscono da tutto il mondo, molti affermano che Stella non è morto…C’è chi dice di averlo visto l’anno scorso tra i contadini delle campagne dell’Afghanistan, e chi giura che no, che in quel periodo era per i vicoli bui di Los Angeles,come Al Pacino in “Cruising”... Io so che è ad Atlantide, a guardare le nuvole. Nasconde sotto il letto un barattolo di birra disperata, e a volte ritiene d’essere un eroe! Tanino di “Finzioni”è in galera a vita, ha scritto un libro, “Sfigabelva”, sulla falsariga di “Nel ventre della bestia” di Jack Abbott; non ha perso quel sorriso amaro, ed evaderà l’anno prossimo. Pert continua acombattere il fascismo, insieme a Paz. E mi son dimenticato di dire che l’amante della ragazza fatta a pezzi era Zanardi stesso. E che, secondo gli inquirenti, agì con due complici.
In Pazienza il suo essere “personaggio e persona”non poteva essere slegato dal suo tipo di produzione artistica; credi sia una regola che vale per ogni autore?
Per un artista “cult” come Paz è difficile distinguerela persona dal personaggio… ma se è vero che un autore non rappresenta che la propria vita…che fa sempre autoritratti… allora non ci sono “slegamenti” tra lui e l’opera… anche quando mente, dice la verità. O meglio, come dice il poeta Stalker,l’artista finge sempre, non mente mai.
Quanto è importante, secondo te, conoscere la biografia di un artista?
Conoscere la biografia dà uno strumento in più per capire l’opera. Ad esempio, quando leggiamo i racconti di fantascienza di Damiano Malabaila ci emozioniamo con “Gli mnemagoghi”, piccolo gioiello che parla della gioventù perduta, e invita il lettore a chiudere il libro e correre dalle persone amate, ora, subito, non domani,adesso!… o con “I lemmings”, nel quale degli scienziati si interrogano sull’unico animale che pratichi il suicidio... ma se sai che sotto quel nome si cela Primo Levi, allora senti qualcosa di più... E’ come sefosse presente – sotto, sopra, intorno una verità in più da custodire. Non si può scindere l’opera dall’artista. Se lo fai può anche venirne fuori un’operazione interessante, ma tutta formale, intellettuale. Se l’opera è arte, allora è vita, e la vita non puoi dividerla in compartimenti stagni, la devi prendere in blocco. Poi c’è il tizio che si alza la mattina, fa colazione con un succo d’arancia e Corn Flakes Kellog’s, si fa il nodo alla cravatta sorridendosi allo specchio, ed esce a smembrarla, la vita. Ne vende qualche pezzo e qualche altro lo butta, seguendo aberranti criteri mercantili; poi passa alla cassa… Questo tizio, anima barzotta, aperitivo del nulla, ammazza la gente ed esige pure che lo si chiami “Dottore”… Beh, ho solo un messaggio per lui, che mi sale dal più profondo del cuore: strapuppamelo al lampone.
Il tuo libro è composto da interviste; intervite di chi l’ha avuto vicino e vissuto. E’ una forma che amo particolarmente questa della “vita in diretta” una specie di cordone ombelicale che ci lega ad un personaggio…come mai anche tu hai scelto questa forma…”
Avrei potuto rimontare tutte le interviste ed elaborarle con altro materiale, per arrivare a una biografia vera e propria, ma volevo una cosa agile e veloce, a vignette… volevo un fumetto. Non un’indagine, ma un omaggio. E poi, per un lavoro biografico ben strutturato dovresti dare delle risposte, e io avevo solo domande.
Tra le interviste compaiono nomi abbastanza curiosi, nel senso di non facile accesso come può essere Filippo Scozzàri, Jacopo Fo, Roberto Vecchioni, Claudio Lolli, Daniele Luttazzi, Bifo, Marina Comandini, Roberto "Freak" Antoni…e molti altri.Quali sono le testimonianze che ti sono rimaste più impresse?
Sparagna, Munoz, Scozzari? Forse. A proposito degli intervistati: ce ne sono due inventati, personaggi e tutto il resto.Per chi li indovina c’è una focaccia calda con lardo di colonnata e un bicchiere di vino del Candia; per dolce,castagnaccio con panna, e per chiudere punch alla livornese. Poi andiamo alle cave di Fantiscritti a guardare la lizzatura del marmo. Il tutto per la modica cifra di centotrenta euri. Fatevi sotto, tirchioni. Claudio Lolli per me come sempre riesce a cogliere l’essenza e trasmetterla. Di Pazienza dice “ Mi colpiva la violenza con cui si buttava nelle cose, i suoi eccessi.Però, mentre quest’aurea di dannazione di solito la si associa a qualche aspetto diabolico, nero, cupo, in lui era angelico: era un dannato circondato da nuvoletteazzurre”… Lolli è Lolliè Lolli è Lolli. Unico neo: dice Uòlter Bèngiamin invece di Vàlter Bèniamin. Ai tempi, sull’autobus da Casalecchio a Bologna, non ebbi il coraggio di correggerlo. Oggi sì.
Gli anni ’70 erano comunque per definizione gli anni dell’eccesso, dell’esasperazione, voglio dire il contesto sociale è stato fondamentale per tantissimi artisti allora, e anche Andrea Pazienza non può prescindere dal fatto di essersi ritrovato “in quel posto e in quel tempo”…oggi sarebbe un altro discorso?
Sarebbe tutto diverso. A partire da un aspetto pratico: mancherebbero i veicoli per pubblicare. Niente più riviste di fumetti. Forse Paz farebbe pubblicità, cinema… Mi ricordo che all’entrata della sua più grande mostra postuma mai realizzata,all’Ansaldo di Milano, c’era una gigantografia della striscia che aveva fatto per la “Clear”,quella del raffinato “What’s…foofura”? Nel catalogo addirittura qualcuno si lamen(van)tavache uno spot televisivo della Levi’s allora in circolazione fosse un plagio di un’idea che Paz aveva abbozzato per un'altra marca. O marchetta.
Marcello Jori ad un certo punto parla di Pazienza e di Tondelli comeamici “ accomunati da un amore che non potevano avere … tutti con una storia d’amore disperato, persone fragili e straordinarie, baciate dal talento e dalla bellezza, che sono andate verso il baratro senza potersi fermare..." La fragilità deriva sempre dalla sensibilità? E in questo caso? Che legame c’era poi tra Tondelli e Pazienza?
La sensibilità alza il grado di consapevolezza dell’essere, aumenta la temperatura spirituale. Con tutte le conseguenza positive e negative del caso.
Non so in quali termini Tondelli e Paz si fossero incrociati. Però so che uno dei più bei pezzi su Pazienza l’ha scritto proprio Tondelli, nell’articolo in cui si chiedeva “a chi appartiene la vita di un artista?” Naturalmente la domanda rimaneva senza risposta. Per risposte a domande del genere ci vuole Baricco.
Nell’introduzione ci sono delle parti corsivate…
Sono citazioni testuali di - nell’ordine - Danilo Dolci, Pier Vittorio Tondelli, Léo Ferré, Raffaello Giolli, Paul Eluard, Guy Debord e Robinson Jeffers.
Mi ha incuriosito l’epigrafe: “un uomo non rappresenta che la propria vita”, a firma J.T. Campalans… non l’avevo mai sentito nominare…
Campalans, l’inventore dimenticato del cubismo. La sua storia merita di essere conosciuta: negli anni Cinquanta Max Aub tenne una conferenza in Sud America, non ricordo dove. Finito il suo intervento gli si avvicinò un signore anziano, alto, magro, con un bastone, che gli fece i suoi complimenti, e gli chiese, con un sorriso, “Così lei viene dall’Europa?...Mi dica… Parigi, esiste ancora, Parigi?”… Quando Aub si informò su questo signore, seppe che era Jusep Torres Campalans, un pittore europeo arrivato lì nel ‘14. Non dipingeva più, e se ne stava tutto il giorno a passeggiare in campagna e a guardare il cielo. Aub lo andò a trovare, e da quella visita nacque un’amicizia, e un caso: quello di Jusep Torres Campans, inventore con Picasso e Braque del cubismo. La monografia,corredata di opere, articoli critici degli anni Dieci, un quaderno di appunti e aforismi – “il quaderno verde”– e una lunga intervista, fece notizia. Com’era possibile che nessuno si rammentasse di uno tale genio? Beh,c’erano state due guerre di mezzo, e Campalans aveva scelto l’esilio e l’anonimato… ma perché, poi? I critici andavano da Picasso a chiedere informazioni, ma lui li sbatteva fuori dicendo che non si ricordava! che erano passati tanti anni! Che lo lasciassero in pace una buona volta! E i tutti si lamentavano che il pittore non volesse fare chiarezza sull’amico, e che Aub non volesse rivelare dove fosse Campalans, ecc… Questa storia durò un paio d’anni, finché, in occasione della traduzione della monografia in inglese, Aub rivelò che Campalans… era tutta un’invenzione. Tutto inventato, uomo, dipinti, scritti critici, aforismi, intervista. Tutto quanto. Non so se mi spiego.
Spiegati…
Aub mi ha messo addosso il dubbio che tutti i personaggi storici di cui si ha notizia siano invenzione… In linea teorica c’è questa possibilità... Chi mi garantisce che qualcuno che non è più tra noi, e che vive solo nella notizia enel ricordo di qualcuno, sì, ma solo per il breve arco di una vita, poi è solo notizia non sia una sapiente invenzione? Perché questo dubbio deve valere solo per Socrate o Gesù Cristo o Philippe Leroy, e non per tutti? La memoria dei testimoni è cosa delicata: sfuma e si piega al desiderio, alla rabbia e a molto altro. E quando i testimoni se ne vanno, rimane la Storia, ma anche questa non è “solo” memoria? E i documenti storici non sono inchiostro su carta? E ancora: se viene falsificata giorno per giorno la cronaca, figuriamoci la storia, che anche su questa cronaca si basa…E se fra qualche anno avrò un nipote? ……Voglio dire, e se tra qualche anno avrò un nipote e lui mi griderà zio tanto lo so che Andrea Pazienza non è mai esistito e che è un’invenzione di Vincenzo Mollica!? E se poi mi accusasse, sempre mio nipote, quel rompicoglioni (già mi sta sulle palle), di avere inventato tutte le interviste del mio libercolo, e almeno un paio di intervistati…? “Amorino dello zio, ma non è questo il punto…”, balbetterei afferrando il battipanni… E del resto, se poi così fosse, se fosse solo tutta immaginazione, sarebbe meno reale? Credo di no, la realtà e veridicità di qualcuno o qualcosa risiede nella verità che porta in sé, e non nel suo essere – o essere stata di carne o d’invenzione... Se così non fosse,dovremmo accettare che Don Chisciotte, per esempio, sia meno reale d’un giuliano ferrara. E questo sarebbe davvero ridicolo. Ridicolo quanto una lavanda gastrica.
Ora pensi di lavorare a qualcos’altro?
Voglio fare l’investigatore privato di storie sconosciute. Andare a caccia dei sommersi. Ho già un borsalino fucsia anni Trenta e un cappottino melanzana che sarebbero perfetti. …Il primo della lista degli indagati è BOMBE, l’elefante dello zoo di Milano. Suonava l’armonica, spegneva il fuoco soffiando acqua dalla proboscide e roba così… insomma, quelle cose che ti fanno piangere lacrime amare. Poi passava in giro, lento,pigro, smarronatissimo, e raccoglieva i soldi del pubblico con la proboscide… Alla fine tirava fuori un cartello che diceva“attenti ai borseggiatori!”. Erano lui e il suo addestratore, sempre insieme, due dignitosi figuri da cinema muto, sai,quelli poco fonogenici e dalle tante malinconie. Lo zoo chiuse diversianni fa, ma Bombe (Bombay, ma il suo addestratore lo chiamava Bòmbe; lo gridava dopo ogni numero, “Alèè, Bombeeeeeee!”, egiù applausi) è morto solo un paio di anni fa,l’ho letto per caso in un trafiletto di giornale... E allora,che cosa cavolo ha fatto Bombe nel frattempo? E il suo addestratore, inquale osteria sta bevendo adesso? Urge investigare, prima che questa storia si perda.… Poi mi ricordo l’ippopotamo. Se ne stava con le fauci spalancate, appoggiava la mascella superiore al legno dello steccato e rimaneva così finché la bocca non era piena dicibo… la gente ci giocava a tiro a segno con pezzi di michetta e bucce di mandarino. Ma non c’è limite al peggio: mi ricordo che una volta ci vidi dentro una lattina di coca-cola. Avrò avuto sei anni, ma rimasi offeso… Una lattina di coca-cola in bocca a Behemot!! Allora non lo sapevo, ma avevo appena visto un’immagine che rappresentava tutto in una volta il disprezzo, la violenza e l’ignoranza di quei milioni di stronzi che a questo mondo – per dirla con Leo Ferré fanno la solitudine. Che fine avrà fatto quell’ippopotamo?... Non preoccuparti Behemot, investigherò anche per te, ti salverò io. …
Una frase o un appello che vorresti fare a FrancescoConiglio…
Vorrei chiedergli che cosa si prova ad essere amici di Rocco Siffredi.
Unafrase che vorresti dire a tutti…
Se non noi, chi? Se non ora,quando?
Omaggi a Zanardi
Disegno di Franco Matticchio
Disegno di Josè Munoz
Disegno di Lorenzo Mattotti