Intervista a Garbo
Garbo cantautore - parla di un passato senza nostalgie, l’autenticità come contro-cultura dagli anni ’80 ad ora
Intanto la domanda più semplice, com'è che ti sei ritrovato a tu per tu con la musica
Semplicemente mi sono accorto, fin da ragazzino, che sentivo il bisogno di esprimermi attraverso il suono e così cominciai a scrivere musica e parole.
Era vero che cera una specie di sodalizio tra te Fausto Rossi (Faust'o) ed Enrico Ruggeri? Hai qualche aneddoto?
Per certi versi sì, soprattutto con Fausto. C'è stato spesso scambio di idee, di ascolti e a volte condivisione di palchi...non che delle piacevoli partite a ping pong.
In un qualche modo tu e questi altri, rappresentavate la contro-cultura ufficiale dell'epoca, una specie di anarchia culturale, di pensiero parallela alle canzoni “ufficiali”...
Da una parte credo che il nostro operato musicale fu letto così, ma dall'altra, come ti dicevo, per me si trattava e si tratta d'esprimere la mia creatività in modo personale e senza condizionamenti, se non quelli derivanti dalla mia cultura musicale.
Il contesto discografico, e i criteri di selezione e distribuzione, in questi ultimi 25 anni sono molto cambiati. Gli LP che ti hanno fatto conoscere, uscirono all’epoca su ciò che oggi chiameremo “major”; nello stesso periodo in Italia diverse etichette pubblicavano dischi di altri artisti che non si rivolgevano certo al grande pubblico. Era un periodo particolarmente felice o il merito va a pochi produttori “illuminati”? Ora invece ora pare tutto diverso, pensi che ci potrà essere un rimedio a questa dittatura, e inquinamento musicale? Come la vedi?
Quando dal 1981 cominciai a pubblicare dischi lo feci con le multinazionali. Tutto cominciò casualmente. Ci fu un interessamento nei miei confronti da parte di un discografico e che poi sfociò nel mio primo contratto. Oggi le cose sono molto diverse. La discografia è in grande difficoltà e questo per tanti motivi: la crisi di mercato, il costo dei cd, il dirompente ruolo di internet, lo strapotere mediatico di radio e televisione, ma soprattutto una bassa cultura nazional-popolare che sta paludando questo paese. Una possibilità di cambiamento la scorgo in quella che chiamo privatizzazione della musica. L'artista deve essere in grado di gestire totalmente la propria dimensione, dall'atto creativo all'arrivo diretto ai potenziali utenti e questo credo sarà possibile in futuro appunto attraverso il passaggio dalla discografia classica a quella privata e internettiana.
Hai nostalgia di quegli anni? In ogni caso perché?
Non sono persona che soffre di particolari nostalgie. Ricordo con piacere quel passato. Ho avuto modo di realizzare me stesso nel modo in cui desideravo e senza particolari compromessi. Amo tuttavia vivere nel presente, ricordandomi che porto con me quel bagaglio.
Gli anni '90 per quanto molti parlino male degli'80, mi sembrano assolutamente sterili in piano musicale e culturale, portandoci da lì in poi ad oggi...la valutazione è un problema di simultaneità, o veramente si è nell'oblio nella mancanza di un presente?
Spesso si parla di '80 come anni di plastica, ma ci si dimentica che tutti i decenni portano con sè cose, tra virgolette, vere o finte. Per quanto mi riguarda quegli anni sono stati e non solo per me, altamente crativi. Condivido con te la definizione dei '90 come sterili e aggiungerei, transitori. Un anello mancante. Tutto ciò porta alla sensazione della mancanza di un possibile presente. Ecco perchè la memoria storica tende a recuperare l'ultimo atto creativo intravisto negli anni '80.
Quando finiranno le “riesumazioni” imbellettate e riproposte in tutte le salse a non finire?
Quando, appunto, affiorerà un presente stimolante e proiettato nel futuro, che poggia però su basi culturali solide.
Se c'è, cos'è alternativo oggi nella musica?
Senza fare nomi, ci sono momenti di alta sperimentazione e originalità, ma si tratta di fenomenologia e non di reali movimenti o correnti di pensiero.
Cos'è che fa di una canzone un “ever green”?
L'assenza della possibilità di collocare in un solo momento storico quel brano. Una canzone ever green attraversa il tempo senza esserne scalfita nei contenuti e nella forma, mantenendo la sua forza comunicativa intatta.
Secondo te è una verità che per essere artisti bisogna essere un po' maledetti, o in un qualche modo, pure se non c'è sofferenza e dannazione si può creare qualcosa di “buono”?
Al di là delle leggende credo un artista porti con se delle caratteristiche personali e una sensibilità particolari, distinguenti. Un'attitudine alla creatività non comune.
Testo e musica in una canzone assumono una valore simile? Quale dei due aspetti preferisci dare importanza?
Non c'è per me una regola fissa ne una predilezione. ogni brano nasce in modo unico e con delle caratteristiche che conferiscono un rapporto proprio tra le due componenti che hai citato.
C'è chi dice, che se non sai leggere uno spartito vuol dire che non puoi fare e non conosci la musica. Tu cosa ne pensi? C'è un modo di procedere prescritto, o è tutto sommato ad umore, causale innato.
Chi non sa leggere musica la può sicuranente fare; certo conoscere la scrittura può molto aiutare, ma l'innata creatività permette in ogni caso di raggiungere lo scopo.
C'è un tuo brano al quale sei più legato?
No, ogni brano, ogni album, è legato a me relativamente al periodo in cui è stato concepito, quindi mi rappresenta all'interno di quella storia. Ci sono poi brani che pubblicamente hanno avuto più fama di altri, per cui il pubblico mi conosce maggiormente per quelli.
Credi che fare molto successo con un brano sia quasi compromettente? Cioè intendo - poi sei sempre conosciuto come quello che ha fatto quel brano - quel disco......il resto sembra non esistere (a meno che non ci si riesca ad affermare ufficialmente ovviamente)...ad esempio nel tuo caso “A Berlino, va bene” forse è la tua conosciuta. Speso ti senti identificato in quella canzone, oggi ti dà un po' noia chi ti ricorda per quella?
Dopo A Berlino...va bene ho fatto brani come Vorrei regnare - Generazione - Quanti anni hai' - Il fiume - Radioclima.... che fortunatamente il pubblico ha apprezzato, sostenuto e che ancora oggi mi chiede sempre dal vivo, per cui personalmente non ho vissuto la gabbia del pezzo più famoso.
Qual'è l'associazione che attribuisci più sbagliata “sul tuo conto” che ogni tanto ti si fa?
Ma, credo quella di gente che, non conoscendomi artisticamente molto, mi associa a certa produzione '80 dance o più superficiale...terreno questo che non mi è mai appartenuto.
Non ti infastidisce che ti si identifica “come quello degli anni '80” e ora come se quello che fai non esistesse...purtroppo queste associazioni sono inevitabili? Oppure è perché danno automaticamente un valore ad un contesto che era un valore di per sé e ti ci buttano dentro. Come la vedi?
Come ti dicevo c'è gente che superficialmente può pensare cose limitanti, ma il problema è sempre la conoscenza, se vogliamo collocare un artista in un determinato contesto, oppure parlarne, dobbiamo per lo meno conoscerlo. Il mio pubblico conosce generalmente ciò che faccio dalle origini agli ultimi lavori.
Cosa ne pensi della musica “ufficiale”, ovvero quella imposta dalle radio? E in particolare di quella italiana?
Penso si stia vivendo un periodo di grande omologazione. Le radio trasmettono la superficie "commerciale" musicale del nostro paese trascurando tutto quello che realmente succede tra la gente che ascolta musica.
Come si fa oggi a comunicare quello che si vuole? Voglio dire un tempo c'era molto più spazio per l'individualità, anche se paradossalmente c'era meno spazio “per esserci”. Oggi?
Semplicemente si fa, cioè si realizza quello in cui si crede e poi si tenta di divulgarlo in ogni modo possibile e accettabile dal punto di vista etico, anche se mi rendo conto della difficoltà d'emersione all'interno di tanta massificazione.
Cosa ne pensi del genere cantautorale e del termine “cantautore”?
Cantautore è colui che canta ciò che scrive per cui nell'accezzione del termine io sono un cantautore. Mi rendo conto però che a questo termine si associa una tipologia di musica "popolare" che è distante da ciò che mi è sempre interessato realizzare musicalmente.
A cosa stai lavorando attualmente?
Ad un nuovo album che andrà a chiudere la trilogia "coloristica" iniziata con la pubblicazione dell'album "Blu", continuata con "Gialloelettrico" e che prevede ora questo nuovo progetto.
Cosa ne pensi di tutta questa tv che vuol fare il circo dei musicisti, vedi music farm...
Oggi il pubblico medio e soprattutto i media stessi sono poco interessati alla musica vista in Tv. Al di là dei festival tradizionali non c'è spazio per qualcosa che riguardi unicamente la musica, ecco perchè sono nati programmi "alternativi" che poco hanno a che fare con contenuti musicali. Personalmente mi sento molto distante da tutto ciò.
Qual è l'album che ricordi più felicemente? E guardandoti indietro, quali tuoi dischi senti ancora attuali e quali no?
Come ti ho già detto, ogni progetto è nato in momenti diversi della mia vita e quindi non sono per me paragonabili. Ricordo con piacere tutti i lavori fatti e per ovvi diversi motivi, ritenendoli tra l'altro piuttosto avanti rispetto i tempi in cui sono stati pubblicati.
Cosa ne pensi del vasto mondo di MySpace? Non si rischia di perdere di valore in una tale “orgia di tutto”? Riflesso che poi si traspone dalla cultura attuale, vastissima, ma poi tutto sommato equalizzata.
Dentro un mondo che ci permette una comunicazione così ampia e veloce, possiamo far conoscere il nostro lavoro e le nostre idee. Solo la cattiva qualità proposta perde di valore. Purtroppo oggi la cultura media è sottocultura perchè la comunicazione è superficiale e di cattiva qualità.
Quali sono i dischi che stai ascoltando in questo periodo?
Ascolto di tutto, o meglio mi lascio investire dalla musica che di volta in volta mi circonda. Quando sono a casa o da amici, quando sono in viaggio ascolto il tutto che mi arriva. Attualmente non ho dischi privilegiati.
Autori italiani che stimi particolarmente e perché?
Mi piacciono gli artisti che oggi sperimentano e cercano strade musicalmente originali. Alcuni di loro li ho conosciuti nell'ambito della raccolta "Congarbo."
C'è qualcuno con cui vorresti collaborare?
Ci sono state molte collaborazioni per quanto mi riguarda, soprattutto negli ultimi anni e vorrei continuare su questa strada con tutti coloro che di volta in volta mi stimolano energia creativa.
Chi è riuscito a dare ai tuoi pezzi il suono più vicino a quello che tu avevi in mente?
Ho quasi sempre prodotto i miei lavori con, anche in questi casi, molte collaborazioni di produttori e musicisti. Insieme abbiamo sempre raggiunto il suono che poteva meglio rappresentarmi in quel momento.
Quanto c'è di autobiografico nei testi che scrivi...
Sicuramente molto. Anche non volendo e inconsciamente escono decisamente i miei tratti, anche se non racconto storie, ma più che altro scrivo testi come se stessi fotografando.
C'è qualcuno con cui vorresti collaborare?
Ci sono state molte collaborazioni per quanto mi riguarda, soprattutto negli ultimi anni e vorrei continuare su questa strada con tutti coloro che di volta in volta mi stimolano energia creativa.
Oltre la musica, cos'è che ti ha influenzato nel fare di te, te?
Credo certamente tutto il mio vissuto. Gli amori, gli incontri, i viaggi, le vittorie e le sconfitte...la musica è importante ed è stata decisiva per la mia vita, ma non è tutto.
Cos'è che ti fa battere ancora il cuore?
La voglia di continuare a cercare e cercarmi dentro questo tempo, dove desidero ancora migliorarmi amando chi ho vicino e ciò che faccio.
Tre cose che elimineresti dal mondo...
La presunzione, l'ignoranza e il rumore. Sono elementi che hanno regalato al nostro tempo guerre, povertà e una cultura di massa inesistente.
Se c'è, una frase se c'è, che vorresti dire a tutti...
Non c'è una frase, c'è silenzio...abbiamo bisogno di silenzio per sentirci e capirci meglio.
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Garbo: MySpace Page: http://www.myspace.com/regarbo